penktadienis, vasario 02, 2007

“Il Festival degli Gnomi”

Sono appena tornata da una conferenza sul teatro di ricerca.
Tutto questo parlare di ricerca mi ha stordito e mi ha fatto venire mal di stomaco. Tanto mal di stomaco.

Il moderatore ha esordito dicendo che a caratterizzare il teatro di ricerca dovrebbe essere l'attenzione al processo più che al suo "prodotto", tra virgolette perché potrebbe essere frainteso, ma che in questo contesto mi piace usare perché sa di artigianale, di frutto di un lavoro.

Al momento mi sento alla ricerca di uno spazio. E alla ricerca di soldi per poter portare avanti le mie attività.

La ricerca dal mio modesto punto di vista parte con un tentativo di ritrovare delle affinità con delle persone, perché con degli sconosciuti non è plausibile mettersi in gioco ed effettuare una vera sperimentazione.

Sperimentazione è l'altra parola che considero chiave: è sperimentando che si ricerca e che si trova. Non una soluzione definitiva e unica, ma una delle possibili soluzioni. Che confluisce nel "prodotto".

Ma non è il prodotto ad essere sperimentale. Etichettare un prodotto come uno spettacolo di ricerca è una contraddizione in termini.
Presume che dal risultato si possa stabilire che tipo di lavoro (ma più che altro quanto, dato che un trait d'union del teatro di ricerca è la lunga gestazione degli spettacoli, contraria ad ogni logica di mercato) ha portato a quel risultato.

E mi sembra di capire che per alcuni vale la formula: più uno spettacolo è bello, più è frutto di un teatro di ricerca.
E allora spezzo una lancia in favore di quel teatro che di ricerca non è, nel senso che parte da un testo predefinito, che viene provato in tempi commerciali e viene portato in teatri di giro.

Anacronistico, stantìo, a volte marcio. O forse solo un altro genere, un'altra cosa, come paragonare la musica classica all'indie. Non tutti quelli che oggi fanno musica classica la fanno male, di sicuro non tutti sono all'altezza di Mozart e non tutti sono all'altezza di Ruggero Ruggeri.

Mi sembra che la tendenza sia nascondersi dietro ad una foglia di fico: abbiamo bisogno di sovvenzioni. Il fulcro è il processo. Dobbiamo cambiare il pubblico da passivo ad attivo.

Dimostrando continuamente di non essere autosufficienti si dimostrano tutte le proprie falle: che forse il teatro non è proprio così frequentato, che forse non è così apprezzato. E su cosa si deve basare l'ente pubblico per valutare la qualità di un lavoro. Mi auguro non in base al gusto personale dell'Assessore di turno.

Sono confusa. Sono alla ricerca di soldi. Se me li volete dare, contattatemi, vi darò le mie coordinate bacarie.

2 komentarai:

s.b. rašė...

Ricordati che chi dice di fare teatro di ricerca spesso lo fa solo per nascondere dietro a una bella maschera le sue idee un po' confuse.
Il vero teatro è quello che si scontra con le necessità di tutti i giorni e che nonostante tutto trova la forza per esprimersi perché ne ha BISOGNO.
Continua a cercare $.
s.b.

gk rašė...

ieri stefano ha detto che speso nel teatro di ricerca inciampano quelli che vorrebbero fare teatro ufficiale...
niente da aggiungere.