šeštadienis, lapkričio 26, 2016

Sul dolore degli uomini

Sto co-conducendo dei laboratori in un carcere femminile e in un rifugio per donne senzatetto di Wroclaw.

Ero già stata a Wroclaw nella primavera del 2012, per prendermi una pausa dall'insonnia causata da L'Anarchico Entusiasta e per vedere uno spettacolo, della persona con cui sto lavorando ora.

 E in quella primavera del 2012 avevo passeggiato tutto il giorno, come si addice ad una turista, ed ero finita nel giardino botanico di Wroclaw e, seduta ad una panchina, avevo avuto questa sensazione.

La certezza che quello stesso squarcio di Wroclaw era stato visto anche da Rosa Luxemburg, per la quale, chi mi conosce lo sa, ho una specie di ossessione. In effetti Rosa era stata in parecchie fabbriche della Slesia: per nulla improbabile che fosse stata anche a Wroclaw, magari di passaggio.

Il mio primo giorno a Wroclaw ho cercato di tornare al giardino botanico, ma per qualche ragione viene aperto soltanto da aprile. Non si tiene conto di chi entra nel giardino botanico non per le piante ma per la luce che passa tra le foglie. Scherzando, ho detto alla mia collega:"Ma Rosa sarà sicuramente stata anche nel carcere di Wroclaw".

Ecco, non solo. Non solo in un carcere di Wroclaw ma nel nostro carcere, nel nostro dipartimento, tra il 1916 e il 1917. E da lì ha scritto una delle sue lettere più note 

Ma non volevo scrivere di questo.

Volevo scrivere di una donna che ci ha parlato delle violenze subite dall'ex fidanzato.
Ma nemmeno di questo.

Volevo riportare quello che mi ha detto la mia collega: "Nel carcere maschile l'esperienza è completamente diversa perché gli uomini non possono permettersi di esprimere le proprie emozioni. Hanno paura che esporsi, raccontare la propria solitudine e la propria depressione possa posticipare il loro rilascio sulla base di instabilità mentale. Le donne non hanno paura di mostrare le proprie emozioni e tra di loro si descrivono come 'sensibile', 'empatica'..."

E insomma il non aver paura di mostrarsi deboli è una forza.

E insomma questi uomini violenti lo sono perché non conoscono altri modi di esprimere le proprie emozioni.

E insomma ai propri figli bisogna insegnare - e accertarsi che l'abbiano imparato per bene - che a volte il dolore si può trasformare in rabbia, ma solo se questa rabbia ci porta a perseguire azioni costruttive, che possano eliminare la fonte del dolore.

A volte, invece, il dolore non si può trasformare in niente, resta dolore. E bisogna riconoscerlo ed avere la forza di essere deboli.