trečiadienis, vasario 28, 2007

La mia gravidanza isterica pt. 11: 3 modi per dirlo – 22.02.2007

1)
gk presenta ad amico attirato con l'inganno l'ecografia.

amico ingannato: cos'è?

gk: ho un tumore al cervello.

2)
fidanzato molesto a genitori: credo che tra un po' manderemo via il coinquilino.

il futuro nonno: prendete un altro gatto?

3)
gk: sono incinta e **** si è licenziata da *****. Di cosa vogliamo parlare prima?

ketvirtadienis, vasario 22, 2007

La mia gravidanza isterica pt. 10: l'ecografia – 22.02.2007

gk: ma si vede qualcosa?

ginecologa: sì. si può anche sentire il battito cardiaco ma può provocare bla bla bla, comunque vedi che pulsa?

gk: sì.

ginecologa: mmm, secondo me è troppo piccolo per essere stato concepito il 19 febbraio, si direbbe più verso fine mese: è possibile?

gk: il 25 o 26 gennaio, sennò si passa direttamente al 3 febbraio.

fuori dall'ambulatorio.

gk: dice che è stato concepito a fine gennaio

fidanzato molesto: voglio il test del dna.

gk: djghfdkfsghjahen gkjfchnlvn hvgfjcd. comunque ha già un battito cardiaco.

fidanzato molesto: allora la chiesa ha ragione: è già vita!

gk: anche la zanzara è vita, ma la si schiaccia lo stesso.

i proverbi di gk XVII

Oggi gk saluta il mondo dicendo:

"Non ci resta che miagolare"

trečiadienis, vasario 21, 2007

La mia gravidanza isterica pt. 9: gli esami del sangue – 21.02.2007

gk: (tra sé) merda, dovevo anche pisciare nel barattolo. (all'infermiera) Scusi infermiera, mi sono dimenticata la pipì, la faccio ora o dopo il prelievo?

infermiera 1: hai problemi con i prelievi?

gk: (con atteggiamento spanizzo) no!

infermiera 1: allora poi venga qui, che le do il bicchiere.

gk: ma ho già la provetta.

infermiera 1: ma è per "raccogliere la pipì".

gk: lo centro benissimo, grazie, non mi tremano le mani.

infermiera 2: venga qui con le provette per il prelievo.

gk: ne prendo una a caso?

infermiera 2: no, prendi tutto il bicchiere, sono tutte tue.

gk strabuzza gli occhi: ci sono 5 fottute provette nel bicchiere!

Nel seguito a gk viene sottratta una considerevole quantità di liquido ematico, gk si alza, arriva all'ingresso, si siede, si sdraia, viene portata via con una barella e le vengono regalati 3 cioccolatini.

pirmadienis, vasario 19, 2007

La mia gravidanza isterica pt. 8: l’aggressività – 19.02.2007

Ho tirato un pugno nello stomaco ad un tizio che mi stava infastidendo. E mi sono trattenuta, l’avrei voluto veramente gonfiare di botte.
Ma del resto sono pacifista. Mi alleno a proteggere Mr Feto, che al momento m’impongo di considerare poco più di un virus per non incorrere in malattie mortali tipo il cattolicesimo.

La gravidanza mi stimolerà una spirale di violenza. Intendo diventare di gran lunga più spietata di quanto già non sia.
Ché la pietà per come ce l’hanno insegnata consiste nel non trattare le persone come meriterebbero.
Deprecabile.

Sono in missione per conto del Karma.

La mia gravidanza isterica pt 7: la noia - 16.02.2007

Cosa c’è di più noioso di una cena in compagnia di persone che ripetono a random 2 frasi ad effetto (come dice il saggio: “se un tormentone non è divertente, che tormentone è?”), che non contano più di 3 argomenti di conversazione e che non riescono ad apprezzare del sano cinismo?

Nemmeno guardare un bambino appena nato. Perché in effetti i bambini appena nati sono veramente noiosi, non fanno niente, sono come una gatta che ha preso troppi antibiotici ma senza pelo.

È davvero un peccato non poter zittire le persone dicendo “Ehi, imbecille, io sono incinta” solo perché si è deciso di aspettare di fare prima un po’ di accertamenti medici.
Sarebbe un sacco divertente.
Non vedo l’ora di avere un certificato in mano e far alzare dai seggiolini dell’autobus tutti quei vecchi stronzi (o come direbbe Manzoni con più eleganza: “mal vissuti”) che non chiedono per piacere e non fanno altro che lamentarsi a voce alta.
Per non parlare della coda dal medico: “Largo, largo, sono incinta, vecchi babbioni!”

Secondo me prendo un bastone in testa, prima o poi, però ne varrà la pena!

La mia gravidanza isterica pt 6: la diarrea - 15.02.2007

Almeno non vomito. Ma sarà davvero Mr Feto o la brioches salata presa in autogrill?
O lo spezzone di Forum visto a pranzo in cui il ciccione con i capelli rossi dava prova dell’esattezza delle teorie di Lombroso?

Mr Feto avrà il doppio cognome, perché il fidanzato molesto è figlio unico, sennò gli avrei dato solo il mio.
Ho intenzione di fondare un matriarcato.
Abbiamo pensato di chiamarlo Marchese. Marchese col doppio cognome è un nome veramente geniale.
Se avessi abbastanza soldi per pagargli lo psicologo una volta adolescente lo farei davvero.

Io credo che sarà maschio. Il fidanzato molesto invece vorrebbe una femmina. Dei gemelli sarebbero l’ideale: li metti nella gabbia insieme e quando esci di casa non devi nemmeno lasciar loro la radio accesa.
E poi si sa, i gemelli hanno un’intelligenza :2, quindi sono più gestibili (no, Rui, non lo penso davvero).

Il problema è che se poi ti nascono due gemelle, oltre alle solite raccomandazioni (“non fare sesso senza protezioni” e altre che mi verranno in mente tra 12 anni, la media d’età in cui le ragazzine la danno via) devi aggiungere: “se un uomo vuole fare sesso contemporaneamente con entrambe, probabilmente non sposerà nessuna delle 2”.

La mia gravidanza isterica pt 5: le tette - 14.02.2007

Io non ci trovo nulla di male a trovare l’allattamento una cosa disgustosa. Insomma, mica sono una mucca. Poi mi vengono 2 capezzoli da 20 cm e non posso più fare il topless in spiaggia e mi abbronzo a strisce.

Tanto il fatto che non fumi non mi renderà una di quelle mamme burine e super abbronzate con le tette fuori e i bambini lasciati a se stessi.

Dicono che i bambini allattati poi diventano più intelligenti. Magari gli faccio ascoltare un sacco Mozart e compenso così.

La mia gravidanza isterica pt 4: i regali - 13.02.2007

Il primo che mi regala una carrozzina verrà messo alla gogna ed esposto a pubblico ludibrio.

Vorrei uno di quei cestini comodi o uno zainetto, di quelli che ci cacci Mr Feto dentro e lo scarrozzi ovunque senza essere d’intralcio nel bus. E poi un paio di gabbie, quelle in cui dormono, girano nella ruota e si divertono. Così una la metto in casa e l’altra sul posto di lavoro.

Poi vorrei nell’ordine un geometra, dei muratori e un imbianchino per sistemare la casa, quindi in realtà la cosa di cui ho bisogno è denaro. Perché ovviamente tra qualche mese cacciamo il coinquilino…

Poi vorrei una fornitura di pannolini ecologici e un fasciatoio e una vaschetta per il bagno, ma forse riesco a farmeli passare dalla zia.
Ah, dei tappi auricolari isolanti al 100%, che sarà meglio che il fidanzato molesto impari da subito ad alzarsi di notte.
Una crema contro il rilassamento della pelle e un abbonamento in palestra per tornare a dimensioni oneste in tempi ragguardevoli.

La mia gravidanza isterica pt 3: i vantaggi - 12.02.2007

Vantaggio numero 1: posso finalmente fare uno spettacolo leccaculo con un bambino in scena, che commuove sempre. Nessuno osa mai parlare male di uno spettacolo con dei bambini. Spesso si ricorda solo quello e rimuove il resto.

Vantaggio numero 2: posso stringere legami con le maestre d’asilo e scuola materna e proporre più agilmente laboratori di teatro.

Vantaggio numero 3: (funziona solo se avete una futura suocera medico) potete farvi fare un certificato di pessima salute ed evitare tutti gli sforzi che il vostro lavoro richiede.

Vantaggio numero 4: negli esami di stato – che non ho nessuna intenzione di fare -, a parità di punti, chi ha figli a carico è vantaggiato. Se poi non è sposato, tanto meglio.

Vantaggio numero 5: (vantaggio più per il futuro padre o chi per lui) i brufoli fanno le valigie e le tette di ingrossano.

Vantaggio numero 6: i regali. Posso cominciare a fare una lista di regali. E si sa, LA GRAVIDANZA E’ UN’OTTIMA SCUSA PER FARE DEI REGALI ALLA FUTURA MAMMA (DA “Il prontuario di gk”).

Vantaggio numero 7: (se si gravida in tempo onesto) poi ci sono buone possibilità di non diventare una portaerei.

Non mi viene in mente altro.

La mia gravidanza isterica pt 2 : la visita dal medico. Ovvero dalla sostituta. - 11.02.2007

sostituta del medico di base: qual è il problema?

gk: nessun problema, sono incinta.

sostituta: finalmente qualcuno con delle buone notizie. Da quanto?

gk: se è andata alla prima dal 16 gennaio.

sostituta: ah, quindi sono xxxxxx settimane.

gk: ha suggerimenti da darmi? Tipo non buttarmi a terra di pancia all’improvviso o scendere dalle scale di testa?

sostituta: …

gk: volevo sapere per quanto tempo la gravidanza è a rischio.

sostituta: tre mesi.

gk: ma se ho un aborto spontaneo è meglio recuperare o ritentare?

La mia gravidanza isterica pt 1 - 10.02.2007

gk piscia sul test di gravidanza e lo ripone sul letto, accanto alla tazza della prima colazione.

Il fidanzato molesto lavora al pc e sbircia.

gk: no, guarda, non può essere, ho le tette gonfie come quando mi devono venire.

fidanzato molesto: dammi le istruzioni. (…) Invece pare di sì.

gk: beh, ora che ho avuto quello che volevo ti posso scaricare.

Cos'è motivo di orgoglio

Fare le raccomandazioni alla mamma prima della manifestazione di Vicenza.

antradienis, vasario 13, 2007

La mia bambina

Ho pensato di chiamarla Agata.

šeštadienis, vasario 10, 2007

DICO

Dico che siamo tutti d'accordo sul fatto che in Italia il matrimonio abbia un peso emotivo che non dovrebbe avere, ma questi DICO sono come i biscotti della Coop, che sono prodotti nello stesso stabilimento dei biscotti di marca e hanno lo stesso gusto ma un nome diverso.

E visto che costano di meno li compriamo tutti.

Ma insomma: non varrebbe la pena di legalizzare il matrimonio tra gay e farla finita con tutte queste sigle del c***o?

Ma perché siamo così arretrati?

penktadienis, vasario 09, 2007

Cos’è veramente soddisfacente

Dire alla propria direttrice artistica che la propria regista è un’incompetente che improvvisa dei golpe senza averne capacità emotive e professionali, che per essere registi ci vogliono delle competenze e una forza di carattere che lei non ha, che non è normale dare indicazioni registiche usando una terminologia da romanzetto rosa e per di più rifiutarsi di ascoltare le possibili repliche che le vengono poi fatte sullo stesso piano.

Che non si può costruire uno spettacolo sugli errori che fanno gli attori – non improvvisazioni, errori – che non è normale chiedere agli attori ad ogni scena cosa dovrà avvenire in quella successiva.

Sono incapace di ogni tipo di apoliticità, mi schiero per temperamento. E mi piace così tanto avere delle opinioni che credo che continuerò ad essere precaria a vita.

Cos’è veramente chic

Leggere Sei Passeggiate nei boschi narrativi, di Eco, dietro le quinte di uno spettacolo per bambini.

penktadienis, vasario 02, 2007

“Il Festival degli Gnomi”

Sono appena tornata da una conferenza sul teatro di ricerca.
Tutto questo parlare di ricerca mi ha stordito e mi ha fatto venire mal di stomaco. Tanto mal di stomaco.

Il moderatore ha esordito dicendo che a caratterizzare il teatro di ricerca dovrebbe essere l'attenzione al processo più che al suo "prodotto", tra virgolette perché potrebbe essere frainteso, ma che in questo contesto mi piace usare perché sa di artigianale, di frutto di un lavoro.

Al momento mi sento alla ricerca di uno spazio. E alla ricerca di soldi per poter portare avanti le mie attività.

La ricerca dal mio modesto punto di vista parte con un tentativo di ritrovare delle affinità con delle persone, perché con degli sconosciuti non è plausibile mettersi in gioco ed effettuare una vera sperimentazione.

Sperimentazione è l'altra parola che considero chiave: è sperimentando che si ricerca e che si trova. Non una soluzione definitiva e unica, ma una delle possibili soluzioni. Che confluisce nel "prodotto".

Ma non è il prodotto ad essere sperimentale. Etichettare un prodotto come uno spettacolo di ricerca è una contraddizione in termini.
Presume che dal risultato si possa stabilire che tipo di lavoro (ma più che altro quanto, dato che un trait d'union del teatro di ricerca è la lunga gestazione degli spettacoli, contraria ad ogni logica di mercato) ha portato a quel risultato.

E mi sembra di capire che per alcuni vale la formula: più uno spettacolo è bello, più è frutto di un teatro di ricerca.
E allora spezzo una lancia in favore di quel teatro che di ricerca non è, nel senso che parte da un testo predefinito, che viene provato in tempi commerciali e viene portato in teatri di giro.

Anacronistico, stantìo, a volte marcio. O forse solo un altro genere, un'altra cosa, come paragonare la musica classica all'indie. Non tutti quelli che oggi fanno musica classica la fanno male, di sicuro non tutti sono all'altezza di Mozart e non tutti sono all'altezza di Ruggero Ruggeri.

Mi sembra che la tendenza sia nascondersi dietro ad una foglia di fico: abbiamo bisogno di sovvenzioni. Il fulcro è il processo. Dobbiamo cambiare il pubblico da passivo ad attivo.

Dimostrando continuamente di non essere autosufficienti si dimostrano tutte le proprie falle: che forse il teatro non è proprio così frequentato, che forse non è così apprezzato. E su cosa si deve basare l'ente pubblico per valutare la qualità di un lavoro. Mi auguro non in base al gusto personale dell'Assessore di turno.

Sono confusa. Sono alla ricerca di soldi. Se me li volete dare, contattatemi, vi darò le mie coordinate bacarie.

Il sogno della camera rossa

Anna Karenina termina circa 100 pagine dopo la morte della protagonista. E anche Il Sogno della Camera Rossa termina un centinaio di pagine dopo la conclusione dell’intreccio principale.
In Anna Karenina è più evidente questo gap temporale, dando la protagonista il titolo al libro. E pensare che io avrei chiuso il libro, ovviamente in lacrime, al passaggio del treno. Forse sono ottusa, forse per capire la storia è necessario un quadro d’insieme. Ma soprattutto: quando l’autore si libera dall’intreccio, pare dare sfogo a quella poesia che non è riuscito ad amalgamare al resto.
Meno seghe.

Il Sogno della camera Rossa è un libro che vorrei rappresentare. Non che sia stata costantemente attenta per 700 pagine, ma alcuni elementi (il sogno iniziale, i rapporti della nobile stirpe con la servitù, l’importanza data alla poesia, il finale totalmente allucinogeno) vorrei poterli far vedere ad altri come li ho visti io.
Quindi non appena troverò dei bravi attori cinesi a Bologna lo metterò in scena.



Quello che mi risulta culturalmente inaccettabile non è tanto la promiscuità che se non appartiene alla mia generazione fa parte di un bagaglio genetico che gli antichi romani m’hanno lasciato in eredità, ma la costanza con cui il libro narra di suicidi (spesso svolti nei modi più truci tipo con spade conficcate in gola o inghiottendo pezzi d'oro).

A suicidarsi sono le servette a cui muoiono i padroni a cui erano fedeli, le innamorate respinte e quelle tradite. In un paio di casi si lasciano addirittura morire, non curando l’equivalente di un raffreddore.

Piuttosto curioso.

Cercando di lasciare da parte il cinismo (che non posso non ridere se pensando al camionista che ha investito il poveretto al casello dell’autostrada mi vien da pensare alla scena delle rane di Aldo Giovanni e Giacomo) questa fede nell’amore e nella sua influenza sulla salute di un individuo è veramente commovente.

Nel senso che potrebbe commuovere qualcuno, non me.

Saluzzo come Granada

Granada è una città in cui vorrei vivere. E oggi, mentre passeggiavo ansante per i vicoli ripidi di Saluzzo, ho sentito una forte affinità con quella città meravigliosa.

L’appuntamento con i miei colleghi di solito è inclusivo di 20 minuti in cui ci si va a prendere un caffè, si fuma una sigaretta, si fanno quattro chiacchiere. Quindi se a qualcuno non fuma, non ama il caffè e le parole scivolose pronunciate prima delle 11 del mattino, tanto vale andarsi a prendere un HP4 per la primogenita analogica.

Questa sì che è spocchia.

Sono partita dal famoso arco di ieri e ho seguito le indicazioni per la piazza del castello.
Che da fuori non era un gran che e in mezz’ora non era possibile visitare.

Salendo una signora con un cane si è messa nel mirino della mia Canon. Scendendo sono entrata in una chiesa dalla facciata romanica con un affresco tanto simile a quello della chiesa di S. Nicolò (TV).

Chiesa di San Giovanni. Mi sembra. Colonne rosse e rotonde, pareti affrescate, pavimento a mattonelle bianche e nere e soprattutto una scalinata all’ingresso , grande, con due corrimani in marmo, che permettono di vedere tutto dall’alto, all’ingresso.
Una di quelle immagine che rimangono scalfite nella retina.
Un centro storico che sembra disabitato, con case per lo più fatiscenti e tante piccole chiese agli incroci di queste stradette selciate.

Inizio a scendere, che suona la sveglia che mi scadenza i minuti per tornare indietro, e mi infilo in una stradina chiusa da un lato da delle case e dall’altro da un alto muro di mattoni da cui spuntano le cime degli alberi, nella nebbia.

E mi sembra quasi di non essere dove non vorrei. Mi sento come se fossi a Granada. Forse perché è una città in salita (e del resto ho una passione per qualsiasi cosa sia in salita), forse perché quando hai fretta metti più intensità anche nello sguardo, forse perché sembra che l’ultima casa confini con il nulla, abitato da animali mitologici. Pur essendo un centro civile.

In cui non sanno cosa sia un internet point.

ketvirtadienis, vasario 01, 2007

Cos’è un internet point?

Saluzzo è una cittadina in provincia di Cuneo, nota per le Brigate Rosse, o per i soggiorni estivi di Napoleone. O Garibaldi. Insomma, una cittadina dimenticata da Dio e dagli italiani.

Alle 17 di un lunedì di gennaio, le bellezze architettoniche passano in secondo piano rispetto all’esigenza principale: l’internet point.

Esco da questo albergo lindo, rifinito e sicuramente poco costoso (che sennò col ca**o che i miei datori di lavoro mi portavano lì). Adocchio un crocchio di ragazzini. Mi avvicino: “Mi sapete indicare un internet point?”.
Incroci di sguardi perplessi. La più coraggiosa: “Cos’è un interet point?”
Cercando di mascherare la spocchia: “Avete presente quei posti con tanti computer, tutti connessi a internet…”
“Ah, la biblioteca!”



Seguono indicazioni. “Passi sotto l’arco, ci sono tre scale, prenda quella a sinistra, vada avanti… blablabla”.
Possibile che sembri così vecchia anche senza trucco e con un importante sfogo d’acne in faccia?
Passo l’arco. Non c’è nessuna scala. Prendo la via di mezzo, ché nelle fiabe è sempre quella giusta.
Trovo un supermercato. Compro il necessaire e chiedo alla cassiera se mi sa indicare un internet point.

Mi guarda come se le avessi chiesto dove si trova la camera mortuaria.

Fuori dal supermercato fermo un giovine. Un giovine indie, con gli occhiali, il primo che vedo che potrebbe vivere senza essere additato in una città diversa da Saluzzo.
“Mi sai indicare un internet point? C’è un internet point a Saluzzo?”
“Sì, vai avanti, giri a sx, poi a dx, poi vai dritta e passi il Bar Dublino. Il posto si chiama Internet Cafè “

Ca**o, manco la fantasia di chiamare un internet point con un nome diverso? Poi capisco. Capisco dopo aver vagato per tre quarti d’ora avanti e indietro per la via principale (senza trovare il punto di riferimento Bar Dublino): da fuori i computer non si vedono, per questo ha un nome così evidente.

È un posto bellissimo, e non perché l’ho cercato a lungo, ma perché è proprio indie e il pc ha firefox ed è un portatile molto migliore del mio.
E al tavolo chic vicino al mio, una ragazza spagnola, bellissima, mora e perfetta, chiacchiera con due ragazzi di Saluzzo, carini ma non sufficientemente all’altezza. Anche a Saluzzo, c’è un angolo international.