penktadienis, liepos 29, 2011

Della tristezza di non essere dio.

gk ha conosciuto donne che facevano fatica ad avere figli, donne che non potevano avere figli, ragazzine che sono rimaste incinta per sbaglio (damn', siamo nell'occidente del XXI secolo, come ca*zo è possibile?), donne che hanno dovuto abortire perché i loro feti erano malati.
E donne che hanno abortito perché non potevano permettersi un figlio o perché pensavano di non poterselo permettere.

E gk ascolta, riflette, cerca con tutte delle sue forze di giustificare, pensa che non sia necessario giustificare, pensa che non è necessario essere sempre d'accordo con le scelte altrui, le scelte difficili e decisive, ma solo stare accanto*.

Perché secondo gk i figli sono dei regali. E non come una batteria di pentole, che se ti arriva e non la vuoi la riporti indietro. Sono dei regali che ti cambiano la vita.
In peggio, sicuramente, almeno per un paio d'anni. Ma se non tieni duro non ti sentirai mai dire, al 3° anno, "Non voglio crescere" e non potrai mai rispondere "Se non vuoi crescere lascia alla mamma quei tre bignè al cioccolato. Quelli ti fanno crescere tantissimo".

E gk conclude, confrontando il primo con il secondo gruppo, di non essere dio. Perché lei farebbe un lavoro di gran lunga migliore. Perché lei non si riposerebbe il 7° giorno ma prenderebbe l'essere dio come una missione e lavorerebbe 24h su 24.

Se esiste un dio, è sicuramente maschio. Una donna non farebbe tutti questi errori.
Ed ecco, Dott.ssa Gimbutas, perché il culto della Dea Madre si è estinto.

* Ogni volta gk ha pensato "Non vorrei saperlo", che è quello che dice sempre al Fidanzato Molesto: "Se ti capita di tradirmi, non dirmelo, gestisci la tua colpa da solo". Che è una reazione immatura e superficiale. 

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