Mi ero alzata alle 5.45 per andare a prendere l’au pair alla
fermata dell’easy bus che la portava a Baker Street dall’aeroporto.
Avevo aspettato per 40 minuti, al freddo, avevo provato a
chiamarla e mi ero decisa a tornare a casa pensando che comunque aveva tutte le
indicazioni per arrivare da noi.
In metro, avevo ricevuto un suo messaggio: l’aereo non
atterrava alle 5.30, come mi aveva scritto,
bensì alle 8.30. Pensava che l’orario di atterraggio tenesse in conto il
fuso della Romania. E quindi che il volo durasse 15 minuti.
Non male.
Finalmente la incontro: una diciannovenne di 1.50 con una
valigia più grande di lei.
Mi offro di aiutarla. Portiamo la valigia su e giù per le
scale della metro. Arrivate all’autobus, l’au pair sale, lasciandomi davanti alla
porta con la sua valigia.
Era il momento giusto per rispedirla a casa.
Perché magari
ho letto troppo Joyce, ma le epifanie sono il modo migliore per giudicare le
persone. E non che gk si accanisca a giudicare, semplicemente le piace.
Dopo essersi chiusa in camera e aver dormito per 3 ore, l’au
pair ha iniziato una lunga conversazione telefonica con sua madre, muro a muro
con la stanza in cui stavo addormentando L’Anarchico Entusiasta.
Ah, è anche entrata per dirmi che il mio cellulare stava
vibrando, manco fossi un chirurgo da cui dipendeva la vita di un anziano
signore con un calcolo nel pene.
L’au pair, senza chiedere un caz*o a nessuno, il primo
giorno che era qui si è infilata le pantofole del Fidanzato Molesto (che non
era in casa) e se le è portate in camera.
Alla nonna che era in visita e che le ha chiesto se avesse
deciso di venire in Inghilterra per studiare l’inglese, lei ha risposto “Lo so
già”.
Certo. Praticamente una madrelingua.
L’etichetta: stron*etta viziata e presuntuosa.
L’au pair aveva scritto nella descrizione di essere un’amante
dell’arte. Ci sono voluti 10 giorni prima che si staccasse da skype e provasse
ad andare nel centro di Londra, dove tutti i musei nazionali sono GRATUITI.
In quell’occasione, ha preso l’autobus nella direzione
sbagliata, nonostante le avessi scritto i nomi delle fermate e avesse già preso
l’autobus con noi diverse volte, ed è tornata a casa. Insomma, in un mese è
stata in centro una volta, in nessun
museo.
L’au pair è rimasta vicino al passeggino dove gk stava
legando L’Anarchico Entusiasta mentre Matematico e Impertinente correva verso
la strada. L’au pair è stata responsabile del regresso de L’Anarchico
Entusiasta, che aveva iniziato a liberarsi del pannolino ma che con lei non si
azzarda nemmeno a esplicitare i suoi bisogni. Nonostante gk le abbia chiesto tutti
i giorni per una settimana di portare L’Anarchico Entusiasta al vasino ogni
ora, lei non l’ha mai fatto.
Nonostante gk le abbia chiesto (più volte) di parlare in
inglese ai suoi figli, lei parla loro in italiano, che Matematico e
Impertinente per comodità le ha insegnato.
Io diffido delle persone poco curiose, diffido delle persone
pigre.
Diffido di chi si propone come babysitter ma non sa
divertirsi con dei bambini perché diffido delle persone che pensano che stare
con i bambini sia facile, o per lo meno che sia più comodo di stare ad un
bancone e trovarsi una camera in affitto.
L’au pair è venuta a Londra per guadagnare dei soldi per
iscriversi, l’anno prossimo, all’università. Per emanciparsi.
Si sta emancipando così tanto che la sera si siede sul
divano e aspetta che la mamma di turno le serva il piatto di pasta.
Così tanto che se gk non ha tempo di cucinare non le viene
nemmeno in mente di provarci lei, ma semplicemente si secca mezzo barattolo di
biscotti. Al cioccolato. E lo condisce con mezzo barattolo di crema spalmabile
al cioccolato. E poi si stupisce di avere l’acne.
Per fortuna dal 27 di ottobre l’au pair non sarà più un mio
problema. Fosse stato per me, non lo
sarebbe stato più dopo una settimana, ma Fidanzato Molesto ama le seconde
possibilità. Che di solito sono solo tristi conferme.
Non è tanto che diffido delle persone poco curiose e pigre,
è che non le voglio intorno ai miei figli.
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Ti sono vicina.
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