Svuotata, casa nostra odorava ancora di vernice fresca.
Non abbiamo lasciato molto: nessuna prospettiva concreta,
poche relazioni nel territorio.
Il nido, quello sì che aveva valore. La scuola materna meno.
E una casa a misura di gk. E gli amici, che per lontani che fossero in due ore
si era lì senza check in.
Qui abbiamo trovato una casa su cui ogni 30 secondi passano
aerei lunghi come il mio braccio, pulita con trascuratezza (direi negligenza),
anonima, rifinita con il peggiore dei gusti possibili (il caminetto finto, una
parete di legno, il parquet di plastica), in un quartiere piccolo in cui è
evidente che la gente mormora.
Iniziamo la nostra nuova vita venerdì 17, ad un anno e 9
mesi dall’ingresso in casa nostra. A Londra c’è il sole.
Alle 19.20 scopriamo che per accendere i fornelli ci
vogliono i fiammiferi, e che non ne hanno lasciato neanche uno (ma peli sì, in
abbondanza, forse sfregandoli tra di loro..).
A gk Londra piace meno ad ogni minuto. Se avessi voluto
andare a vivere in una casa piccola e sporca, sarei andata a Parigi. Almeno
fuori dalla porta ci sarebbe stata Parigi.
Del resto gk si sta per sposare con un uomo che sostiene che
solo a Londra ci sia lavoro, quindi può solo andare peggio.
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